La mattinata che mi accingo a raccontare è stata senz'altro una delle
più stronze degli ultimi tempi in cui il mio particolare rapporto con i
bagni pubblici si intreccia con altre innumerevoli sfighe presentatesi a
valanga nel corso della radiosa giornata. I lugubri locali che ho
visitato sono ben due e vanno ad aggiornare l'archivio dei WC della
metropolitana milanese.
Tutto comincia alle 8 di una mattina
particolarmente soleggiata, la mia meta è Torino dove devo sbrigare alcune
pratiche, per muovermi ho scelto i trasporti pubblici o quasi, nel senso che ho
prenotato i biglietti per Italo, la nuova compagnia ferroviaria del
sempre lucido Montezemolo.
Però prima bisogna arrivarci a Porta
Garibaldi, la stazione dove partono i treni. Cosi prendo la macchina e
vado a prendere la metropolitana, ma ecco che la serie di sventure inizia ora:
parcheggio. Non c'è. Giro per interminabili minuti in zona stazione ma
nulla, vado un po' più in fuori e lascio la macchina in un posto che,
come girato l'angolo a piedi, me la immaginavo già per le vie di Tirana
con le targhe del luogo. Pazienza. Corro verso la metro perchè sono in
ritardo, ma come mi siedo, ecco la vendetta di Montezuma che piomba su di
me: cosi, dal nulla pneumatico, mi trovo in emergenza totale con tutto
il basso ventre in subbuglio, è un disastro perchè se mi fermo so che
perdo il treno. Passano circa 5 fermate con il fiato sospeso purtroppo però a
Cernusco sul Naviglio devo mollare il colpo, scendo e, pallido in volto,
cerco il bagno (perchè lo ricordo ancora, il bagno c'è in TUTTE le
stazioni). Vedo un cartello WC che curiosamente indica fuori
dalla stazione, io ci vado e davanti a me vedo uno spettacolo
disarmante: una cosa tipo cella di cemento con le porte aperte da cui si
scorge una specie di turca di colore grigio, lo stesso dei muri e dei
pavimenti. Disarmato, ci entro lo stesso perchè l'attacco di stomaco è
particolarmente violento e faccio il mio dovere in condizioni pietose
(provvidenziale fu il pacchetto di fazzoletti nel mio zaino). Nel mentre
che sono accucciato sento anche qualcuno che entra nell'antibagno,
probabilmente un'atimmino (personale del servizio ATM) che controlla che io non mi stia drogando.
Esco da quel postaccio molto più sollevato ma è
solo l'inizio, intontito dalla foga del momento rientro in metro e non mi accorgo che il
tornello in entrata non ha preso la mia tessera, io ci passo, la sbarra non si muove e mi cappotto in avanti tipo catapulta. E
giù madonne.
Ricompostomi rientro in metro ma come se ci fosse un
tacito accordo tra l'intera linea M2 e il mio apparato digerente,
riesplode qualcosa nell'intestino. E giù madonne. Questa volta resisto
fino a Garibaldi, faccio anche in tempo a realizzare che il “mio” Italo è
partito da una mezz'oretta buona per poi fiondarmi nei bagni della stazione.
Qui la donnina mi chiede ben 60 centesimi ma visto il mio tentennamento
mi dice con un sorriso complice “dammeli pure dopo, vai, vai!”. Grato a
lei entro nel bagno che è decisamente meglio di quello di Cernusco ma pur
sempre un bagno di una stazione ferroviaria. Fatto il misfatto (cit.)
torno dalla donnina che, mentre cerco le monete, pensa bene di prendermi
un po' per il culo con frasi tipo “Fatta tutta?” “Succede a tutti, non
ti preoccupare” “Una volta anche a me, ah ah ah”. Gli astanti ridono, io
un po' meno. E giù madonne.
Esco dal bagno e mi permetto il lusso di
un caffè, so che devo andare dall'amico bigliettaio di Trenitalia che
mi darà non poche sofferenze. In fila c'è solo un caro vecchino che in
pochi secondi si trasforma in Vecchiodimmerda visto che perde tempo
raccontando al bigliettaio che dopo l'infarto prendeva 19 pillole al
giorno ma adesso solo 11. Quando riesco a pormi davanti all'uomo
Trenitalia, realizzo che forse preferivo il vecchiaccio, visto che mi
propone il prossimo Freccia Rossa per Torino al prezzo equivalente a
quello di un cuore umano sul mercato nero degli organi. E giù madonne.
Alla
fine sono arrivato a Torino con solo un'ora e mezza di ritardo ma con
molte energie nervose gettate alle ortiche. Sul treno, che bisogna
ammetterlo: costa come un cuore nuovo, ma è molto figo, non mi sono
neanche preso la briga di verificare lo stato del bagno della carrozza.
Una volta raggiunta la mia destinazione, la prima cosa che ho fatto è
stata quella di andare in bagno. E giù madonne.
P.s: questo era l'ultimo post della stagione. Durante l'estate si farà come la migliore tradizione delle tv commerciali, ovvero: repliche, repliche, repliche! Le nuove storie partiranno più o meno da fine agosto, la bella stagione (temo) sarà foriera di nuovo materiale per le prossime storie. Grazie a tutti quelli che in sei mesi hanno voluto perdere del tempo leggendo di uno che va in bagno.
Acciaio
Madre natura mi ha fornito di un apparato digerente farlocco. La selezione naturale mi ha costretto ad adattarmi ad ogni tipo di ambiente. Mi batto per il bagno pubblico aggratis. Episodi clamorosi e consigli per altri sventurati come me.
lunedì 17 giugno 2013
lunedì 10 giugno 2013
Man at work
Questa settimana va cosi, occupato come non mai a cercare di recuperare quel pezzettino di carta nonostante la mia prossima anzianità, sono costretto a mettere da parte, almeno per questa settimana, le eroiche gesta nelle toilettes del mondo. Abbi fede mio caro avventore, che se tutto va come deve andare, una storia post-discussione ci scappa sicuro sicuro.
Con stima rinnovata
Acciaio
Con stima rinnovata
Acciaio
lunedì 3 giugno 2013
Rituali
Chi di noi, spaventato da qualsiasi situazione (imminenza di cose
stupide e pericolose, prossime scadenze, posto di blocco, etc..) non ha
mai pronunciato la celeberrima frase: “Mi sto cagando addosso"? Ovviamente anche io non sono esente da questa cosa però con una
particolarità, e dio solo sa come la odio: quando sono teso e dico o
penso: “Oh, mi sto cagando addosso!” la cosa succede davvero! Mi spiego
meglio, se dico che mi sto cagando addosso, è perchè devo davvero disporre in bagno.
La tipica situazione in cui questa cosa si verifica è quando devo dare un esame in università: porca puttana ogni volta che arrivo fuori dall'aula mi tocca scapparmene nelle "mie stanze"! Naturalmente con il tempo ho cercato di contrastare questo problema senza però raggiungere risultato alcuno e l'unica cosa che posso fare è, maledizione, alzarmi dal letto una mezz'oretta prima in modo da avere il tempo necessario per espletare le mie funzioni.
Lo schema è il seguente: prima di uscire di casa mi preparo consapevole del fatto che se provassi a sedermi sul water non succederebbe assolutamente nulla, già in ansia per il fatto che l'ansia che avrò mi proverà problemi di intestino (questa grammatica italiana mi fa sudare), salgo sui mezzi pubblici e so che in caso di problemi sarei spacciato, questa eventualità puntualmente accade e io sono costretto ad interrompere il ripasso e concentrarmi sui miei sfinteri. Arrivato in università benedico il momento in cui ho deciso di svegliarmi mezz'ora prima, schivo il capannello di persone intente a ripassare, accenno un timido sorriso e viaggio verso il bagno.
Scaricato, esco dalla porta del bagno e generalmente molti notano che ero entrato nel bagno parecchi minuti prima ma io non me ne preoccupo, in orario per l'esame e pronto per ripassare, che vada bene o che vada male. (Poesia)
La tipica situazione in cui questa cosa si verifica è quando devo dare un esame in università: porca puttana ogni volta che arrivo fuori dall'aula mi tocca scapparmene nelle "mie stanze"! Naturalmente con il tempo ho cercato di contrastare questo problema senza però raggiungere risultato alcuno e l'unica cosa che posso fare è, maledizione, alzarmi dal letto una mezz'oretta prima in modo da avere il tempo necessario per espletare le mie funzioni.
Lo schema è il seguente: prima di uscire di casa mi preparo consapevole del fatto che se provassi a sedermi sul water non succederebbe assolutamente nulla, già in ansia per il fatto che l'ansia che avrò mi proverà problemi di intestino (questa grammatica italiana mi fa sudare), salgo sui mezzi pubblici e so che in caso di problemi sarei spacciato, questa eventualità puntualmente accade e io sono costretto ad interrompere il ripasso e concentrarmi sui miei sfinteri. Arrivato in università benedico il momento in cui ho deciso di svegliarmi mezz'ora prima, schivo il capannello di persone intente a ripassare, accenno un timido sorriso e viaggio verso il bagno.
Scaricato, esco dalla porta del bagno e generalmente molti notano che ero entrato nel bagno parecchi minuti prima ma io non me ne preoccupo, in orario per l'esame e pronto per ripassare, che vada bene o che vada male. (Poesia)
Iscriviti a:
Post (Atom)