venerdì 22 febbraio 2013

Acciaio Über Alles

Per questa settimana, aimè, niente storiellina. Il prode Acciaio sarà in missione in Germania naturalmente per raccogliere nuovo materiale per Pubblico Stimolo, l'intento è assumere ogni genere di veleni solidi e liquidi, non vedo l'ora. D'altronde l'efficienza teutonica è rinomata anche in questo campo, nei miei precedenti viaggi in Germania ho sempre trovato dei bagni favolosi, anche nel peggio postaccio con le piastrelle staccate e scritte ovunque, il water era sempre preciso con tanto di carta, persino con il portasapone pieno vicino al lavandino! Seguiranno aggiornamenti.

lunedì 18 febbraio 2013

Privilegi e rivoluzioni nel monolitico mondo della scuola italiana


Il campo di battaglia quotidiano di un adolescente è per natura la scuola superiore dove si è scelto abitare per almeno 5 anni, almeno. In quel piccolo microcosmo della scuola si creano alleanze, amicizie, battaglie, conflitti e quant'altro. Quanto a me, tra le altre cose riuscii a conquistare un piccolissimo privilegio concessomi per grazia divina dalla cerchia dei professori. Le Superiori hanno regole a volte rigide, a volte flessibili e tra queste ce ne sono alcune che a vederle con gli occhi di un adulto (che sarei io eh, adulto, giuro!) sembrano davvero fatte per soddisfare un qualche diabolico gusto sadico della loggia dei docenti. Sto parlando della famigerata “Non si va in bagno la prima ora perchè dovevi farla a casa, non si va in bagno prima dell'intervallo perchè ci vai all'intervallo, non si va in bagno dopo l'intervallo perchè potevi andarci all'intervallo, non si va in bagno all'ultima ora perchè ci vai a casa”, e sti cazzi aggiungo io! Ecco spiegata la mia regia concessione: io ero al di sopra di questa regola.
I primi tempi i miei “problemi” erano anche causa d'attriti con i professori, ecco un dialogo tipo: (mano alzata), si Acciaio? - Devo andare in bagno – Ma non puoi, ce appena stato l'intervallo! (pazzo criminale!!) - Lo so ma devo andare in bagno ORA – E allora le regole ci sono per che cosa? Se devi andare vai, però non funziona mica cosi eh!
Con il tempo invece anche il più ligio al dovere dei miei professori (che assomigliava sinistramente a Giulio Tremonti) si abituò a questo mia particolarità. Era divertente soprattutto l'appello alla prima ora. Uscivo di casa senza alcun problema, preso lo scooter cominciavo ad avvertire il pericolo ed infine arrivavo a scuola entrando di corsa e non certo per la voglia di apprendere. Mollati zaino e cappotto in classe, mi fiondavo in bagno. Al mio ritorno in aula il professore aveva già fatto l'appello e per me rispondeva sempre qualcun'altro – Acciaio? - Presente! – Si ma non lo ved...ah già. O per lo meno cosi me lo immagino, magari rispondeva il mio zaino, boh. Poi io mi scusavo ma non mi lasciavano neanche finire – Si, si lo so, siediti, siediti! Come rassegnati alla loro impotenza di fronte alle incontrovertibili forze della natura. Riletto oggi quasi mi inorgoglisce, la mia rivolta silenziosa (ma non per questo inodore) era riuscita a scardinare il bramoso desiderio di regole del professore medio. La rivoluzione parte dal basso, ventre.

lunedì 11 febbraio 2013

Grotesque


Spesso accade che le mie “emergenze” combacino con colossali bevute, il risultato sono dei comportamenti di cui mi vergogno assai, paurosi cocktail di molestia e scarsità d'igene provocano situazione di un certo calibro. A titolo esemplificativo, esporrò qui uno degli episodi che ben danno idea della zozzeria che si può raggiungere.
Qualche Ferragosto fa, io e un amico che in molestia non è secondo a nessuno (per consuetudine verrà chiamato Ghisa), veniamo invitati a passare due giorni in tenda tra le montagne bergamasche. Noi si accetta molto volentieri e raggiungiamo il pratone in cui sono state piazzate tende e bivacco. Per dovere di cronaca è utile ricordare che io e Ghisa non conosciamo la maggior parte dei presenti, ma subito si fa amicizia e l'inevitabile goliardia prende il sopravvento su tutto. Durante la giornata noto un particolare(in fondo alla storia tornerà utile): uno dei cuochi, che chiamerò il Sergente, mentre cucina se la prende con un suo amico perchè sta facendo pipì nel ruscello e lui sta facendo da mangiare. Rabbioso.
Arriva la serata e il livello di alcool che è nel corpo mio e in quello di Ghisa è a dir poco stratosferico, dopo aver fatto cose da veri luminari, tipo la gara di lancio delle lumache, arriviamo al nostro campo. Alcuni entrano nelle tende per dormire, altri rimangono in piedi a continuare la serata ma alla fine gli unici due superstiti siamo inevitabilmente noi due. Io, inutile dirlo, sento che devo evacuare già da molto tempo ma un po' per l'allegria, un po' per la totale assenza di qualsiasi forma di bagno nel giro di chilometri riesco a trattenere. Da questo momento inizia la parte splatter/grottesca: l'ora X è arrivata e il mio cervello offuscato non riesce a trovare soluzione migliore che quella di farla li dove sono: detto, fatto. Ghisa naturalmente mi prende in giro ma l'idea geniale arriva ora: “Ma tu hai mai visto bruciare la merda?” “Io no!”.........”BUTTIAMOLA NEL FUOCO!!”. Ora, la scena che io ricordo è più o meno questa: due residui umani con in mano i cellulari per fare luce nel buio più totale di un bosco, uno con in mano un fazzoletto per raccogliere l'esperimento e frasi biascicate tipo “Sono sicuro che fosse qui!” “Andiamo più avanti!” “Siamo nel ruscello” e altre perle.
Per grazia divina l'ebrezza non ci ha permesso di trovare l'esperimento, ma al risveglio la mattina dopo (sveglia data da me con un temibile prodotto gassoso) il fetido prodotto era proprio li, sotto gli occhi tutti giusto a 3 metri dalla zona dove il Sergente cucinava, visibilmente alterato non disse nulla ma con un biglietto da visita cosi dirompente, non potei che farmelo amico.

lunedì 4 febbraio 2013

Mansioni obbligatorie


Diciamo che a volte me le vado proprio a cercare. C'è stato un giorno che mi hanno detto di mettermi alla guida di un camper e portare una band a suonare in un locale fuori Roma. Il mio ruolo era quello di autista e “gestore” del mezzo, siccome a me piace guidare ho accettato senza problemi.
Il giorno della partenza, controllato il controllabile, saliamo tutti sul camper e partiamo. Mentre guido verso le zone centrali del nostro italico stivale, penso: “Certo che pulire il bagno chimico è proprio un lavoro infame”. Cosi, dopo varie elucubrazioni, in quanto responsabile del mezzo decido di stabilire una regola. Commettendo un terribile e macroscopico errore di valutazione comunico ai passeggeri: “Oh! Il primo che caga in bel buco di bagno poi lo pulisce! Cazzi vostri!”. Idiota io. Un errore cosi grosso riesco a paragonarlo solo all'attacco dei giapponesi a Pearl Harbour, a Schettino che dichiara “Vabbuò ci passiamo! Facciamolo sto inchino!”, a Radish che pensa di battere Goku ed altri grandi disastri del '900.
Inutile dire chi è stato il primo a usare quell'infame bagno, è utile invece ricordare che dopo averlo “sverginato” tutti quanti hanno subito dato un contributo per riempirlo, quanto li ho odiati. Qualche giorno dopo, finalmente ci fermiamo in un piazzola di sosta attrezzata per lo scarico dei wc chimici. Mi tocca fare un piccola digressione tecnica: i produttori di autocaravan chiamano i water con cui attrezzano i loro mezzi “wc chimici”. Chimici questa bella cippa di minchia aggiungo io. Semplicemente sotto il water è collocato un contenitore di plastica pieno d'acqua e una sostanza disgregante, ma che di disgregante non ha nulla. Digressione finita, torniamo alla piazzola, entrato nel giusto stato d'animo fermo il camper alla piazzola e armato di guanti (o forse no), estraggo la fetida cassettina, l'odore è più o meno quello di una fossa biologica, le risate intorno a me più meno quelle del cabaret. La tremenda operazione è durata un quarto d'ora circa, vedere uscire tutto il malloppone (non certo disgregato, cazzo!) ha sicuramente fortificato il mio spirito. Dopo essermi dato fuoco alle mani per cercare di pulirle al meglio, ho chiuso a chiave il bagno e siamo ripartiti alla volta di casa. Però sono cosciente che devo prendermela solo con me stesso, con tutti gli imprevisti che succedono, questo me lo sono proprio andato a cercare.