Recentemente ho
fatto una scoperta disarmante: la maggior parte delle persone che
viaggia sulla metropolitana di Milano non sa che ogni stazione è
dotata di un bagno. Certo, quasi tutti sono in condizioni
terrificanti, odori mefitici in primis, ma sono sicuro che chiunque
prenda regolarmente la metro almeno una volta si è dovuto sorbire un
viaggio a culo stretto, sono pronto a mettere la mano sul fuoco. Come
è ovvio che sia, io non faccio eccezione e i bagni di qualche
stazione sono riuscito anche ad utilizzarli, e non è una cosa
semplcissima.
Innanzi tutto sono
sempre nascosti, quasi sempre dietro le anonime porte grigie che
costellano le pareti delle fermate. Tu credi che dietro quelle porte
ci sia qualche quadro elettrico, un centro di comando dell'ATM e
invece no, ci sta un cesso che è proprio un cesso. Non sono indicati
e sulla porta non c'è il simbolino WC, nulla! Probabilmente perchè
se ne vergognano anche loro e ci tengono a farli vedere a meno
persone possibili.
Nel fortunoso (e
fortunato) caso in cui si riesce a trovare la stanza del bagno, il
difficile sta nell'entrarci perchè ovviamente la porta è chiusa a
chiave. Qui inizia il gioco del rimbalzo, ovvero se si chiede ai
tecnici della metro (termine specifico: gli atimmini), essi ti
rimbalzeranno all'omino dell'edicola che a sua volta ti rimbalzerà
dal barista che, naturalmente, ti rimbalzerà da un altro atimmino e
cosi via. Il tutto mentre i sudorini freddi e la camminata da
pinguino sono i tratti più marcati del tuo corpo.
Le persone che
viaggiano sulla metro che sono in emergenza si riconoscono
facilmente: il tratto comune per tutti è il pallore improvviso, se
sono in compagnia di colpo diventano taciturne e solitarie; se
leggono un libro o una rivista smettono di farlo e guardano in ogni
angolino del proprio campo visivo, come se dovessero evitare lo
sguardo di qualcuno; ma i più belli sono quelli che ascoltano la
musica: all'improvviso, forse perchè la concentrazione nel
trattenere il tutto è disturbata dal rumore proveniente dalle
cuffie, il soggetto spegne il lettore ed a una velocità
incredibilmente lenta arrotola le cuffie e ripone il tutto, finita
l'operazione diventa come una statua. Immobile.
Tutte queste cose
le scrivo perchè ognuna l'ho provata sulla pelle. L'unico
suggerimento che posso dare è che per andare nei bagni di queste
stazioni bisogna avere un certo pelo, soprattutto olfattivamente
parlando. La stazione di Gessate, capolinea est della linea verde, è
quella dove ho più “gettoni”, la porta è molto nascosta, sta
nell'angolino dove ci sono le porte che danno sul parcheggione, le
chiavi te le consegna l'omino dell'edicola ed oltrepassata quella
porta si entra in un mondo parallelo: un corridoio stretto e alto con
le pareti che un tempo dovevano essere state bianche ti porta verso
la stanza dei bagni. Dentro, ogni serratura è stata scardinata e
l'ultima pulizia deve essere stata fatta ai tempi dell'inaugurazione
della stazione. Niente water, solo turca e carta igienica come un
miraggio. Insomma bisogna essere preparati.
Un'altra stazione
che ho frequentato spesso è quella di Molino Dorino, linea rossa,
diramazione nord-ovest. La stazione è grande e può capitare di
dover vagare un po' per trovare l'agognato bagno, facilmente
riconoscibile per l'immancabile presenza del sudamericano che ti
chiede gli spicci per utilizzare il servizio. All'interno le
condizioni sono vagamente migliori di quelle di Gessate, ci sono i
water ma manca la carta, la puzza però è intensissima, solo per
stomaci forti (quindi non il mio). Il copione è molto simile in
molte altre stazioni dell'intero sistema metropolitano anche se, per
fortuna, né ho visitato una minima parte. Spero che queste
informazioni tornino un giorno utili a qualcuno visto che, come già
detto all'inizio, prima o poi succede a chiunque. Una soluzione
drastica è quella di scendere alla prima fermata che capita e
cercare il bagno, perchè c'è! Chi afferma il contrario mente.
Acciaio per il sociale.