lunedì 25 marzo 2013

Gessate - Molino Dorino coast to coast


Recentemente ho fatto una scoperta disarmante: la maggior parte delle persone che viaggia sulla metropolitana di Milano non sa che ogni stazione è dotata di un bagno. Certo, quasi tutti sono in condizioni terrificanti, odori mefitici in primis, ma sono sicuro che chiunque prenda regolarmente la metro almeno una volta si è dovuto sorbire un viaggio a culo stretto, sono pronto a mettere la mano sul fuoco. Come è ovvio che sia, io non faccio eccezione e i bagni di qualche stazione sono riuscito anche ad utilizzarli, e non è una cosa semplcissima.
Innanzi tutto sono sempre nascosti, quasi sempre dietro le anonime porte grigie che costellano le pareti delle fermate. Tu credi che dietro quelle porte ci sia qualche quadro elettrico, un centro di comando dell'ATM e invece no, ci sta un cesso che è proprio un cesso. Non sono indicati e sulla porta non c'è il simbolino WC, nulla! Probabilmente perchè se ne vergognano anche loro e ci tengono a farli vedere a meno persone possibili.
Nel fortunoso (e fortunato) caso in cui si riesce a trovare la stanza del bagno, il difficile sta nell'entrarci perchè ovviamente la porta è chiusa a chiave. Qui inizia il gioco del rimbalzo, ovvero se si chiede ai tecnici della metro (termine specifico: gli atimmini), essi ti rimbalzeranno all'omino dell'edicola che a sua volta ti rimbalzerà dal barista che, naturalmente, ti rimbalzerà da un altro atimmino e cosi via. Il tutto mentre i sudorini freddi e la camminata da pinguino sono i tratti più marcati del tuo corpo.
Le persone che viaggiano sulla metro che sono in emergenza si riconoscono facilmente: il tratto comune per tutti è il pallore improvviso, se sono in compagnia di colpo diventano taciturne e solitarie; se leggono un libro o una rivista smettono di farlo e guardano in ogni angolino del proprio campo visivo, come se dovessero evitare lo sguardo di qualcuno; ma i più belli sono quelli che ascoltano la musica: all'improvviso, forse perchè la concentrazione nel trattenere il tutto è disturbata dal rumore proveniente dalle cuffie, il soggetto spegne il lettore ed a una velocità incredibilmente lenta arrotola le cuffie e ripone il tutto, finita l'operazione diventa come una statua. Immobile.
Tutte queste cose le scrivo perchè ognuna l'ho provata sulla pelle. L'unico suggerimento che posso dare è che per andare nei bagni di queste stazioni bisogna avere un certo pelo, soprattutto olfattivamente parlando. La stazione di Gessate, capolinea est della linea verde, è quella dove ho più “gettoni”, la porta è molto nascosta, sta nell'angolino dove ci sono le porte che danno sul parcheggione, le chiavi te le consegna l'omino dell'edicola ed oltrepassata quella porta si entra in un mondo parallelo: un corridoio stretto e alto con le pareti che un tempo dovevano essere state bianche ti porta verso la stanza dei bagni. Dentro, ogni serratura è stata scardinata e l'ultima pulizia deve essere stata fatta ai tempi dell'inaugurazione della stazione. Niente water, solo turca e carta igienica come un miraggio. Insomma bisogna essere preparati.
Un'altra stazione che ho frequentato spesso è quella di Molino Dorino, linea rossa, diramazione nord-ovest. La stazione è grande e può capitare di dover vagare un po' per trovare l'agognato bagno, facilmente riconoscibile per l'immancabile presenza del sudamericano che ti chiede gli spicci per utilizzare il servizio. All'interno le condizioni sono vagamente migliori di quelle di Gessate, ci sono i water ma manca la carta, la puzza però è intensissima, solo per stomaci forti (quindi non il mio). Il copione è molto simile in molte altre stazioni dell'intero sistema metropolitano anche se, per fortuna, né ho visitato una minima parte. Spero che queste informazioni tornino un giorno utili a qualcuno visto che, come già detto all'inizio, prima o poi succede a chiunque. Una soluzione drastica è quella di scendere alla prima fermata che capita e cercare il bagno, perchè c'è! Chi afferma il contrario mente. Acciaio per il sociale.

lunedì 18 marzo 2013

Come Fast & Furious


“Almeno una volta bisogna farlo”. Questo è ciò che ho pensato prima di fare una delle cose più stupide ma soprattutto più inutili che abbia mai fatto. Nulla di clamoroso o eclatante in verità, ma certo un gesto che pochi credo abbiano fatto, a chi legge consiglio di provarci.
Questa volta di pubblico non c'è niente, sono tranquillo tranquillo a oziare in casa mia quando il Richiamo arriva. Nessun dato o avvenimento strano sia all'interno che all'esterno del mio intestino. Settimana Enigmistica alla mano, entro in bagno e mi siedo. All'improvviso odo una voce che cambierà la mia giornata, è quella di mia madre che non ha assolutamente niente di strano, è il contenuto delle sue parole che è particolare: “c'è il caffè”. Io dal bagno replico urlando che sono occupato ma forse l'eccesso di bontà materna o il troppo zelo fanno si che lei mi porta la tazzina un bagno, “vabbè poteva aspettare qualche minuto” penso. Poi però succede qualcosa di strano, io e la tazzina colma di caffè fumante ci fissiamo intensamente e una strana idea comincia a balenarmi nella testa... Cerco di sviare, ritorno alla mia Settimana Enigmistica ma quell'idea ormai mi resta fissa in testa, più che un'idea è un interrogativo in realtà, faceva più o meno cosi: “Cosa succede se si beve il caffè mentre si è in seduta?”.
Non potendo liberare la testa da questo dubbio che sicuramente toglie il sonno a milioni di persone, decido di agire, anche perchè a questo punto sono davvero curioso. Mollo il giornale, prendo la tazzina e in un lungo e unico sorso bevo il caffè.
Protossido d'azoto, più comunemente conosciuto come NOS è una sovralimentazione chimica che aumenta le prestazioni di un veicolo di serie nei limiti degli stress meccanici e termici sopportabili dal propulsore, normalmente nell'ordine del 40%-45%”. Per chi non ha idea di cosa significhi questa definizione, si vada a vedere un qualsiasi film della serie Fast & Furious, i piloti delle auto superfiche schiacciano un tastino che apre la valvola del NOS e la macchina accelera come non mai. Perchè scrivo questa cosa? Perchè è esattamente quello che è successo dentro la mia pancia al momento del caffè, ho sentito una strana fitta nel basso ventre e via! In pochi secondi tutto il prodotto è stato espulso a mò di proiettile e io sono stato protagonista di un test scientifico unico nel suo genere. Stupito e contento esco dal bagno conscio di custodire un segreto che potrebbe cambiare le sorti del pianeta, i medici dovrebbero usarlo negli ospedali. Ora ho deciso di rivelare al mondo questo prodigio, scetticismi o dubbi? Provare per credere!

lunedì 11 marzo 2013

Proprio sul più bello


Molto molto tempo fa c'è stato un periodo in cui Acciaio era un affermato latin lover (falso) ma anche in occasioni del genere ho dovuto fare i conti con il mio solito problema, fortunatamente la Lei di turno era di larghe vedute e non se la prese più di tanto, anzi per nulla.
Il manuale del perfetto conquistadores recita che per una perfetta serata bisogna portare la donzella fuori a cena. Io che sono un avanguardista, salto bellamente questo passaggio e andiamo a sentire un signor concerto. Tutto va bene, tutto funziona come deve. Illuso.
Il posto dove stanno suonando è molto grande e affollato quindi ogni possibilità di avere pace e tranquillità in un bagno, magari chimico, è preclusa. Ma per il momento non è un mio problema, ricordo distintamente di aver pensato proprio questa cosa: “Se mi viene uno strizzone qui sono spacciato!”, mi faccio beffe del fato e infatti ne pagherò le conseguenze.
Il concerto finisce e la serata va avanti disinvolta fino al momento in cui saliamo in macchina e devo accompagnare la gentil dama sotto casa sua, da qui in poi le cose precipitano tragicamente. Appena dentro l'auto sento che qualcosa non va, sento una fitta violenta all'intestino, una di quelle più infami, arriva come un fulmine a ciel sereno ma è devastante. Non so cosa l'abbia provocata però sono in allarme rosso nel giro di pochissimi minuti. Lei, che conosce bene la mia particolarità, forse sospetta qualcosa e di certo nota che di colpo sono più silenzioso, chiede se va tutto bene e io dissimulo, probabilmente anche molto male. Ma arriva il momento clou, minuti che mi sono sembrati ore. Siamo sotto casa sua, io sudo freddo e il desiderio più grande non è quello che sarebbe dovuto essere in quel momento, è una lotta tra psiche e corpo, volontà vs. sfinteri.
Quando si ha un appuntamento galante il momento dei saluti è quello più delicato, valutare, gestire e predire fin dove si può andare con la controparte femminile è un'arte che pochissimi sono in grado di gestire. Io purtroppo non riesco a concentrarmi come vorrei dal momento che metà del mio cervello è impegnato a non rilassare Quei muscoli. Siamo sul ciglio del portone, scatta l'abbraccio, come interpretarlo? Amichevole, passionale, romantico? La parte di testa che è occupata con il mondo esterno prova a elaborare delle cose ma non ne ha il tempo perchè all'improssivo la ragazza cambia sguardo e mi dice: “Ma te...ti stai cagando addosso???” - breve pausa - “SI CAZZO, SI!!”. Dopo la solita risata di derisione a cui sono abituato e un “dai allora ti lascio andare!”, mi precipito verso la mia auto ma mi rendo conto subito che non ce la farò mai ad arrivare al bagno di casa mia. Non riesco neanche ad uscire dalla via, accosto e mi fiondo nei giardinetti a bordo della strada e finalmente pongo fine all'atroce sofferenza.
Il giorno dopo ci rivediamo, lei ride ma prima che proferisca parola l'anticipo io: “Hai notato qualcosa nella tua via?”, ci pensa, mi guarda incuriosita “No, nulla di strano perchè?” “Ma no niente niente!”. Capirà solo qualche tempo dopo che fine hanno fatto i fazzoletti che mi aveva prestato....

lunedì 4 marzo 2013

Non si finisce mai di imparare


La recente trasferta ansieatica mi ha insegnato l'ennesima lezione, una lezione che spiega come non bisogna mai abbassare la guardia, anche (e soprattutto) quando si è in uscita in terre sconosciute.
Confesso di aver commesso un errore da principiante, ho creato una reazione detonante nel mio stomaco cosi a cuor leggero, senza pensarci, ma andiamo con ordine.
Nell'estremo nord tedesco fa freddo, molto freddo, siamo costantemente sotto zero ma il vero problema è dato dall'infido vento che soffia dal mare, folate secche e taglienti che senti entrare nelle ossa e ti “attaccano” addosso il freddo anche quando entri in luogo chiuso. Con queste belle condizioni meteo io e il mio compagno di viaggio (che come sempre per la privacy verrà chiamato Ghisa) passeggiamo per le strette vie del mercato del pesce di domenica mattina. Com'è ovvio, la sera prima i galloni di alcol introdotti nell'organismo sono stati notevoli e anche sul piano del cibo non ci si è risparmiati, currywustl a go go, kebab come se piovesse e via dicendo, tant'è che Ghisa sta male nella notte. Viene naturale pensare che la mattina dopo, in quel mercato del pesce, la disidratazione è cosa logica ed evidente, con tanto di lingua felpata per non farci mancare nulla. Cercando di alleviare questa mia situazione, commetto il primo e grossolano errore: compro una bottiglietta d'acqua fredda. Bastano due sorsate e qualche folata di vento più forte perchè io mi accorga dell'irreparabile, infatti nel giro di qualche minuto i muscoli del basso ventre si contraggono maledettamente. Inveendo contro me stesso, tengo duro e penso a una soluzione. Nel mentre siamo entrati in un grosso capannone dove si sta tenendo una festa (si, di domenica mattina), ed è proprio qui dentro che commetto il secondo e irrecuperabile errore, forse le mie capacità mentali non erano al 100%, forse a queste cose non ci penso proprio o forse ero alla disperata ricerca di una soluzione al mio problema, decido di bermi un bel thè caldo. Io immagino la reazione nella mia pancia come in quei film d'azione dove per far scoppiare la bomba vengono mescolate due sostanze per creare l'esplosione, i due liquidi vengono a contatto, cambiano colore e boom! E' andata esattamente cosi.
Il problema ora è trovare un bagno il più velocemente possibile, siamo usciti dal capannone e gli unici bar che sono sulle vie del porto sono quelli cattivissimi da marinai, con gli squali sull'insegna penzolante sotto la quale stazionano gruppi di tedeschi grossi e incazzati (tipo Rammstein). Ma il tempo è davvero poco cosi sfido la sorte e entro nel primo che vedo, e Ghisa con me. Per una volta la fortuna gira dalla mia, oltre la porta vedo un grazioso barettino completamente vuoto con solo una cara vecchina al bancone che legge il giornale, io risollevato ordino i classici due caffè per me e per il mio amico e mi fiondo nel bagno per scaricare il peccato.
Anche questa volta sono arrivato sul gong e mi chiedo come io continui a commettere errori ingenui come questo, d'oltreparte mi rendo conto che se non fosse cosi non avrei un blog dove racconto tutti i miei misfatti.