lunedì 24 dicembre 2012

Natale, ovviamente


Per questa e la prossima settimana niente storiella. Le vacanze mi costringono a mollare il colpo. Anche perchè, come ad ogni festività, è molto probabile che recupererò del nuovo materiale per altri episodi. Alzi la mano chi non è mai incappato in un “incidente di percorso” durante le abbuffate natalizie. Io potrei scriverne una per ogni natale che ho vissuto, puntualmente attirandomi addosso le ire dei parenti presenti, impossibilitati ad utilizzare il bagno per molto tempo (prima per la mia presenza fisica nella stanza e poi per la presenza spirituale).
A voi l'augurio di avere due bagni in casa o perlomeno di non averlo troppo vicino al desco. Un consiglio: prendete posto il più vicino possibile alla porta del bagno in modo da bruciare sullo scatto un eventuale pretendente al “trono”.
Discorso differente per Capodanno, quella sera può succedere di tutto. Naturalmente anche al proprio stomaco nel caso vengano ingerite quantità considerevoli di cibo e alcol. Il 31 Dicembre è forse l'unico giorno in cui non bisogna essere scaltri e tattici per espellere i prodotti nocivi del corpo. Vale tutto, si segue l'istinto. Un episodio su tutti: quella volta che, in preda al panico, scaricai il prodotto in un casolare (spero) abbandonato. Massima attenzione se fate il veglione in piazza o comunque all'aperto, se non trovate un posto chiuso, tocca espellere al gelo, l'importante è non farsi vedere da qualcuno, anche se c'è chi possiede una buona dose di esibizionismo.
Insomma....Buone feste, e nel caso vogliate contribuire ad episodi natalizi, potete scriverli qui sotto nei commenti!

lunedì 17 dicembre 2012

Errori di gioventù


L'episodio che vado a raccontare è uno di quelli di cui più mi vergogno, in quanto evitabilissimo ma al contempo clamoroso. D'altro canto ero ancora giovane e inesperto, insomma ogni volta che ci penso mi chiedo: ma che cazzo mi è venuto in mente?
A quel tempo frequentavo ancora la mia vecchia e cara scuola superiore e grazie all'affidabilissimo trasporto pubblico locale, tutte le volte che si usciva prima o dopo l'orario di fine lezioni, bisognava andare a prendere il pullman alla fermata in centro città. Non certo un enorme disagio, bastava fare una passeggiata di 10 minuti. Cosa vuoi che siano 10 minuti? Persino io resisto quel tempo senza dover correre in bagno! Il problema diventa grosso quando a quei famigerati 10 minuti bisogna aggiungerci il tempo del viaggio, mezz'ora almeno, e il molto variabile tempo di attesa del pullman.
Fu cosi che nel tempo, sono diventato una persona conosciuta in tutti i bar vicini alla fermata. “Ciao”-”Buongiornodovèilbagno” era il mio saluto ai baristi. Fu cosi che pian piano girai tutti i bar della zona.
Proprio per questo motivo, quel particolare giorno, mi venne in mente l'idea geniale. Per vergogna di ritornare sempre negli stessi bar solo per il bagno(ci tengo a ripetere che ero giovane e inesperto), dovevo pensare ad un'alternativa perchè stavo aspettando il pullman da troppo tempo e, guarda caso, stavo sudando freddo.
Ripassando mentalmente la mappa della zona mi venne in mente Lei, l'unico posto con un bagno che non fosse un bar e a due passi dalla mia posizione. Mi armo di coraggio e vado verso il cancello della struttura col classico passo del pinguino(se non sai cos'è, leggiti i post precedenti),guardo il citofono e suono, una voce metallica risponde: “Casa di riposo San Giuseppe, ha bisogno?”. Avevo bisogno si, per fortuna la voce metallica mi risparmia la vergogna di dare una risposta e mi apre subito. Ormai pallido in volto vado verso un tavolo con due infermiere che mi guardano incuriosite, cosa ci farà un ragazzetto in una casa di riposo? Che dolce, sarà passato a salutare il nonnino. No di certo. Con un filo di voce chiedo di un bagno avendo come risposta un carico di risatone grasse che altro non fanno che aumentare la mia vergogna, che dopo pochi secondi si alza ulteriormente perchè le gentili infermiere mi accompagnano nel salone dove sono seduti tutti gli astanti, io tento un generico sorriso fissando il vuoto e mi fiondo il bagno. Dopo una buona mezz'ora esco dalla stanzetta con lo sguardo fisso verso il pavimento e bofonchio qualcosa tipo “grazieciao”, sento altre risate di risposta ma ormai sono di nuovo in strada libero di aspettare il mio pullman senza problemi.
Ancora oggi mi chiedo cosa mi spinse quel giorno ad andare in una maledetta casa di riposo, quando bastava ordinare un caffè in un qualsiasi bar(questo è un consiglio che do). Si dice che dagli errori si impara, e quella volta fu proprio cosi.

lunedì 10 dicembre 2012

Tra Olimpiadi e Autogrill


Una delle tante situazioni potenzialmente pericolose è l'automobile, se arriva uno strizzone mentre si è in macchina è la fine. Non importa essere guidatore o passeggero, il problema è trovare un luogo adatto. In autostrada bisogna tenere duro ed arrivare all'Autogrill più vicino, su strade normali si valuta quanto tempo manca all'arrivo altrimenti non c'è scampo, bisogna trovare un bar.
La situazione in cui mi sono trovato è una delle peggiori in assoluto: coda in autostrada. Non lo auguro neanche al mio peggior nemico.
In realtà il tutto è accaduto in un contesto molto gradevole: in estate, in viaggio verso la Spagna, un road trip insomma. Il nostro piccolo convoglio è composto da due macchine e io sono in una di queste con un amico che, sempre per la privacy, chiamerò Ghisa. Procediamo molto a rilento perchè siamo all'altezza del confine tra Francia e Spagna, Ghisa bestemmia per l'andatura a singhiozzo mentre io sonnecchio distrattamente sul sedile del passeggero, tanto siamo in vacanza, non c'è fretta. Situazione stomaco-intestino: nulla da segnalare.
Dopo un numero di invocazioni incalcolabile, Ghisa se ne esce con un “guida tu”. Che problema c'è? Dato che siamo praticamente fermi scendiamo dalla macchina e ci scambiamo di posto, sistemo il sedile, allaccio la cintura, metto la marcia e....BOOOM! Senza alcun preavviso il mio corpo decide che è ora di espellere, immediatamente capisco la gravità della situazione e la comunico al mio compagno di viaggio che altro non riesce a fare che ridere come uno stronzo.
Dopo neanche 20 minuti e circa 100 metri percorsi decido che è l'ora d'agire: metto la freccia a destra e vado in corsia d'emergenza, slaccio la cintura e mi metto a frugare nell'auto stracarica di roba, dal pacco di carta igienica comprata per il campeggio prendo un rotolo, metto il freno a mano ed esco dalla macchina, scavalco il guard rail che nemmeno ai 110 ostacoli e infine corro, corro e corro verso la radura. Un po' come alle Olimpiadi, purtroppo al posto della fiaccola porto il rotolo.
Reazione di TUTTE le auto ferme in quel tratto: un carosello di clacson ed urla varie, maledetti loro. Ma io incurante di tutto quel casino sono già in un boschetto e mi libero del fardello. Che bello. Risollevato dalla questione mi riavvio verso l'autostrada, scavalco di nuovo il guard rail e trovo le nostre due auto ferme ad aspettarmi, qualcuno riaccenna qualche colpo di clacson ma io lo interpreto come un gesto di stima e approvazione, ma chi può dirlo? Rientro in macchina e mi rimetto alla guida. Ghisa e gli altri compagni di viaggio hanno riso per giorni, ma io quel giorno sono quello che ha riso di più, altro che Autogrill....

lunedì 3 dicembre 2012

Il labirinto del caffè


Prima della storiella vera e propria mi è d'obbligo specificare che spesso gira assieme a me una povera ragazza, che chiamerò Acciaia per tutelare la sua privacy(che poi è quella che fa i disegni qui sotto), ella è costretta a subire le voglie del mio apparato digerente. Capita spesso di abbandonarla al suo destino per delle buone mezz'orette per fare il mio “dovere”, i caffè in solitaria che si è bevuta ormai non si contiamo più. Questa punizione le è toccata anche l'ultima volta quando stavamo amabilmente passeggiando per le vie della città, quando ad un certo punto le comunico: “Oh, io devo proprio andare in bagno”- “Si ma non puoi aspettare quando sei a casa?” - “Eh no, non posso proprio, e poi guarda li, c'è una bella torrefazione, almeno il caffè lo prendi buono!”. Si lo so, ha proprio il sapore di una presa per il culo ma era vero, proprio davanti a noi si parava una bella torrefazione, di quelle che danno idea di essere aperte da prima delle due guerre mondiali. Entriamo, il proprietario ci guarda con la speranza che avremmo comprato almeno un'intera coltivazione di caffè da imbustare ma le sue speranze vengono subito smorzate, Acciaia chiede il solito caffè e io chiedo all'altro commesso più giovane dov'è il bagno, “Si, prendo le chiavi un attimo!”. Ancora ignoravo a cosa stessi andando incontro. Infatti il ragazzo si mette il cappotto, - strano - penso io, ed esce dal negozio. Seguimi! Come seguimi? Mi porta nel bagno di un altro bar? Comunque lo seguo, in uno strano silenzio giriamo l'angolo del negozio e andiamo verso un'altra strada finchè ci fermiamo davanti al portone di un condominio. Il ragazzo, probabilmente notando il grosso punto di domanda che era comparso sulla mia faccia mi dice che il bagno è li dentro. Bah, li dentro dove? Sui pianerottoli? Ma magari! Infatti entriamo e prendiamo la scala che va verso le cantine e le attraversiamo, il torrefaz...il torrefattier...il torrefant....il barista apre una porta e ci troviamo nei garage, passiamo pure quelli ed entriamo in un'altra porta dove troviamo altre cantine. Tutto in rigoroso silenzio, c'è stato un momento in cui ho pensato che il ragazzo volesse rubarmi i reni. Invece no, lui si ferma, cerca una chiave nel mazzo e apre l'ultima cantina della fila. E cosa si trova li dentro??? Ma naturalmente un magnifico cesso di un colore indefinibile che occupava l'intero spazio della stanza. Il ragazzo nota la mia perplessità ma probabilmente non può rivelare quali oscuri segreti si nascono dietro al bagno di una torrefazione che sta a chilometri di distanza, cosi si limita a dire: “Quando torni su chiudi tutto”. Come “quando torni su”? Mi lasci solo? I lupi mi uccideranno di sicuro! E poi come faccio a trovare la strada in quel labirinto? Ma il giovane è già lontano e io entro nel bagno(la strizza mi era perfino passata tanto ero incredulo) e ne esco qualche minuto dopo, dentro quel buco erano riusciti a farci stare perfino un minilavandino. Riprendo la strada dell'andata e in qualche maniera riesco a ritornare alla torrefazione, li trovo un'Acciaia visibilmente contrariata, “quanto ci hai messo??”. Ecco, vaglielo a dire che la colpa è della strada e non del mio stomaco. Inspiegabile.