martedì 1 ottobre 2013

Una busta è per sempre

Questa settimana si pubblica la storia inviata da colui che si firma Mercurio:

Posso vantarmi di conoscere il buon ACCIAIO da quando il pargoletto, ancora in fasce, posava le basi per un futuro intestinale avventuroso e imprevedibile. Una stretta parentela ci unisce ed ahime..non solo quella, motivo per cui userò uno pseudonimo: MERCURIO sarà il mio nome, metallo allo stato liquido dalla forma plasmabile che ben rappesenta il concetto di adattabilità, prerogativa del mio IO intestinale.
Non starò a raccontare l’origine dei miei mali e le zone del mio corpo interessate..anche se qui si potrebbe aprire una discussione dai connotati inquietanti… ma ciò che più ha importanza è il responso del medico: “Caro Mercurio, qui dobbiamo intervenire in modo aggressivo se vogliamo debellare la causa del malessere:…… 10 giorni filati di antibiotici!!” Queste parole mi sono subito risuonate nella testa come prodrome di un oscuro presagio.
Inesorabilmente il misfatto si presenta puntualmente il quarto giorno di cura. Nel pomeriggio decido di fare una uscita dopo tre giorni di reclusione forzati. Dove vado di bello? Ma in farmacia ovviamente…a prendere un altro intruglio farmaceutico...  Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno,  un movimento deciso e inconfutabile colpisce il mio basso ventre. È chiaramente un allarme “quasi” rosso! Insomma, riesco ad arrivare al mio turno, eseguo, esco e mi dirigo verso casa.
E qui compio un gravissimo errore… un errore di sottovalutazione del “quasi”, che non sarebbe mai dovuto capitare. Prima di salire a casa decido di spostare la macchina, parcheggiata fuori, nel box ubicato esattamente a 100 metri da casa.
In meno di due minuti giungo alla rimessa e mi appropinquo ad entrare nel box. E qui succede qualcosa di assolutamente anomalo. Appena scendo dalla macchina un movimento perentorio verso il basso affonda sui miei sfinteri facendomi piegare e immobilizzare di colpo. Un sudore freddo mi colpisce istantaneamente e comprendo chiaramente che quello che vorrei trattenere ancora per 5 minuti non ha alcuna intenzione di aspettare.  Salgo la rampa del garage eseguendo una telefonata a casa per avvertire di tenere aperte tutte le porte dall’ingresso al bagno perché la situazione stava assumendo i connotati del foto finish. Confido di coprire celermente quei 100 metri che mi separano dalla tazza promessa… ma non faccio nemmeno metà della rampa che realizzo… con discreto panico e dissenso… che non raggiungerò mai l’obiettivo!!
Il mio cervello deve inventarsi qualcosa nel giro di ormai pochi secondi… rientro nel box… mi guardo intorno freneticamente e…. mi si accende la lampadina!! Apro il bagagliaio della macchina, ricettacolo delle più svariate ed inutili cianfrusaglie… ED ECCOLA LI’!! una busta della spesa! E’ la mia salvezza! La prendo e cercando di non fare più casino di quello che la situazione poteva far presupporre (tipo non centrare la busta…) scarico inesorabilmente la massa informe e putrida!! MISSIONE COMPIUTA! Non credo che l’ingegnere capo, responsabile del raddrizzamento della Concordia, abbia potuto provare per la sua missione emozioni intense come le mie!!!
Prendo il mio bel sacchetto della spesa, al quale ho restituito sotto altra forma ciò che di solito è il suo contenuto originario, e mi accingo ad uscire. Indifferente, tra un passante e l’altro mi dirigo repentinamente verso un cassonetto e mi libero definitivamente dell’oggetto maleodorante.
Ho imparato fondamentalmente due cose da questa esperienza e spero che possano essere di pubblica utilità. 1) Quando si fa un cocktail di farmaci , MAI confidare nelle scale standard di allarmi personali per l’espletamento in tempo utile!    2) Ovunque andiate , in qualsiasi posto voi siate, un banale sacchetto di plastica può tirarvi d’impaccio dalle situazioni più estreme!
Un saluto da Mercurio, con la speranza di non ricascarci più!

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