Posso vantarmi
di conoscere il buon ACCIAIO da quando il pargoletto, ancora in fasce, posava le
basi per un futuro intestinale avventuroso e imprevedibile. Una stretta
parentela ci unisce ed ahime..non solo quella, motivo per cui userò uno
pseudonimo: MERCURIO sarà il mio nome, metallo allo stato liquido dalla forma
plasmabile che ben rappesenta il concetto di adattabilità, prerogativa del mio
IO intestinale.
Non starò a raccontare l’origine dei miei mali e le zone del mio
corpo interessate..anche se qui si potrebbe aprire una discussione dai
connotati inquietanti… ma ciò che più ha importanza è il responso del medico: “Caro Mercurio, qui dobbiamo intervenire in
modo aggressivo se vogliamo debellare la causa del malessere:…… 10 giorni
filati di antibiotici!!” Queste parole mi sono subito risuonate nella testa
come prodrome di un oscuro presagio.
Inesorabilmente il misfatto si presenta puntualmente il
quarto giorno di cura. Nel pomeriggio decido di fare una uscita dopo tre giorni di
reclusione forzati. Dove vado di bello? Ma in farmacia ovviamente…a prendere un
altro intruglio farmaceutico... Improvvisamente,
come un fulmine a ciel sereno, un
movimento deciso e inconfutabile colpisce il mio basso ventre. È chiaramente un
allarme “quasi” rosso! Insomma, riesco ad arrivare al mio turno, eseguo, esco e
mi dirigo verso casa.
E qui compio un gravissimo errore… un errore di
sottovalutazione del “quasi”, che non sarebbe mai dovuto capitare. Prima di
salire a casa decido di spostare la macchina, parcheggiata fuori, nel box
ubicato esattamente a 100 metri da casa.
In meno di due minuti giungo alla rimessa e mi appropinquo
ad entrare nel box. E qui succede qualcosa di assolutamente anomalo. Appena
scendo dalla macchina un movimento perentorio verso il basso affonda sui miei
sfinteri facendomi piegare e immobilizzare di colpo. Un sudore freddo mi
colpisce istantaneamente e comprendo chiaramente che quello che vorrei
trattenere ancora per 5 minuti non ha alcuna intenzione di aspettare. Salgo la rampa del garage eseguendo una
telefonata a casa per avvertire di tenere aperte tutte le porte dall’ingresso
al bagno perché la situazione stava assumendo i connotati del foto finish.
Confido di coprire celermente quei 100 metri che mi separano dalla tazza
promessa… ma non faccio nemmeno metà della rampa che realizzo… con discreto
panico e dissenso… che non raggiungerò mai l’obiettivo!!
Il mio cervello deve inventarsi qualcosa nel giro di ormai
pochi secondi… rientro nel box… mi guardo intorno freneticamente e…. mi si
accende la lampadina!! Apro il bagagliaio della macchina, ricettacolo delle più
svariate ed inutili cianfrusaglie… ED ECCOLA LI’!! una busta della spesa! E’ la
mia salvezza! La prendo e cercando di non fare più casino di quello che la
situazione poteva far presupporre (tipo non centrare la busta…) scarico
inesorabilmente la massa informe e putrida!! MISSIONE COMPIUTA! Non credo che
l’ingegnere capo, responsabile del raddrizzamento della Concordia, abbia potuto
provare per la sua missione emozioni intense come le mie!!!
Prendo il mio bel sacchetto della spesa, al quale ho restituito
sotto altra forma ciò che di solito è il suo contenuto originario, e mi accingo
ad uscire. Indifferente, tra un passante e l’altro mi dirigo repentinamente
verso un cassonetto e mi libero definitivamente dell’oggetto maleodorante.
Ho imparato fondamentalmente due cose da questa esperienza e
spero che possano essere di pubblica utilità. 1) Quando si fa un cocktail di
farmaci , MAI confidare nelle scale standard di allarmi personali per
l’espletamento in tempo utile! 2) Ovunque andiate , in qualsiasi posto voi
siate, un banale sacchetto di plastica può tirarvi d’impaccio dalle situazioni
più estreme!
Un saluto da Mercurio, con la speranza di non ricascarci
più!
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