lunedì 7 aprile 2014

Condivisioni

Abito in una WG, ovvero in una casa condivisa che sta in un feudo turco all'interno di Berlino. Nell'appartamento vive oltre a me, una ragazza di teutoniche origini (che per questo verrà chiamata con un nome dei più leggiadri della cultura tedesca: Gudrun).
Una delle particolarità della nostra casetta è quella di avere un signor bagno, ovvero una stanza vera, con una finestra vera ed una doccia vera, qualità piuttosto rare da trovare nelle case della capitale e infatti questo è uno dei motivi per cui la casa mi è piaciuta fin dalla prima volta che l'ho vista.
La condivisione del bagno non ha mai dato nessun problema, il che è una grande fortuna per Gudrun che se avesse saputo non mi avrebbe nemmeno fatto entrare in casa; E' anche vero che prima o poi doveva succedere. In un sabato mattina come un altro (che la mia coinquilina chiama inspiegabilmente pomeriggio, saranno differenze culturali visto che erano le 14), sento il classico stimolone che proviene dal basso. Mi alzo dalla mia sedia e vado in bagno, che però trovo chiuso a chiave, pazienza, aspetto. Neanche il tempo di finire in pensiero “aspetto”, che sento il rumore della doccia che si accende, perfetto. Sto già sudando freddo.
Questa volta non è come il casa di Acciaia che posso bussare e cacciare chi c'è dentro (vedi qui), mi tocca aspettare e far partire la maratona di apnea, che, diomiosantissimo, durerà un'eternità: un mezz'oretta buona in cui alterno lo stare seduto in punta di sedia allo stare in piedi fissando il vuoto fuori dalla finestra con nel gambe a X. Finalmente una giustizia c'è, sento il classico “clak” della porta che si apre e io, manco fossi l'Usain Bolt dello sciacquone, scatto verso il bagno e con un'acrobazia sono già seduto sulla tazza ad espellere il maligno.
Fiero e tronfio, mentre sto ultimando i lavori sento la maniglia della porta che si abbassa, Gudrun se la trova bloccata ed è costretta a tornare indietro. Intuisco che forse non aveva finito di fare le sue cose e infatti quando esco dal bagno la trovo con un asciugamano in testa e mille spazzole in mano mentre tenta di riconquistare il bagno. Io nel mio stentato tedesco la avverto che forse sarebbe meglio aspettare qualche minuto, il tutto detto con il più falso dei sorrisi. Ma lei, intrepida, solida e teutonica, ne sfoggia un altro ancora più falso del mio ed entra nella stanza contaminata.

Da allora non l'ho più rivista.

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