Anche questa settimana viene riportata
una testimonianza molto importante, non solo perchè ancora una volta
viene rappresentato il gentil sesso, ma anche perchè la storia si
svolge oltreoceano e più precisamente in Brasile.
Protagonista della tragica avventura è
colei che verrà nominata La Dottoressa Giò (in riferimento alla
carriera professionale intrapresa dalla nostra ma anche un omaggio ad
una Barbara D'urso in grande spolvero). Che cosa ci fa la Dottoressa
Giò in Sudamerica? Forse ha deciso di prestare le sue competenze per
qualche causa umanitaria, o forse sta intraprendendo un viaggio per
verificare lo stato di uno dei sistemi sanitari più in crescita del
mondo. Nulla di tutto questo: Giò è in Brasile a fare uno stage di
danza.
Il viaggio è già stato organizzato di
tutto punto prima della partenza e una volta che il gruppo arriva a
Salvador de Bahia, la Dottoressa Giò viene letteralmente stipata
insieme ad altre duecento persone in una palestra ed a questo punto è
necessario fare un inciso molto importante. Detto il tipo di stage,
non è stato specificato il tipo di danza: la Capoeira. Ora, la mia
adolescenza è stata forgiata sugli insegnamenti che la Playstation
ha generosamente voluto donarmi, quindi, quando io sento di parlare
di capoeira non posso fare a meno di immaginarmi una schiera di Eddy
Gordo di Tekken 3. A chi non accade lo stesso è segno di vecchiaia o
infanzia terribile, l'ho detto.
Tornando a noi, la Dottoressa Giò,
forte d'animo, gradisce la sistemazione di fortuna e anzi la
considera un'occasione per la socialità, peccato che. Peccato che
non fa i conti con il proprio apparato digerente che comunque avrebbe
dovuto studiare; Il dramma è presto in scena. Giò, dopo una veloce
perlustrazione, si rende conto con orrore che la palestra occupata da
duecento persone dispone soltanto di quattro bagni. Tragedia.
A questo punto il medico più
promettente del panorama europeo si fa prendere dal panico.
Autodefinendosi “culo timido”, non riesce a trovare il bandolo
della matassa per risolvere l'annoso rebus dell'evacuazione. Dopo
concitati minuti, Giò trova la geniale soluzione approfittando anche
di una caratteristica tipica femminile: poter trattenere il bandolo
della matassa (o solo la matassa) per ore e ore e ore. Il piano è il
seguente: assumendo un'espressione facciale più falsa di Giuda
mentre intasca i denari, la Dottoressa Giò propone ad altre persone
una veloce visita al moderno centro commerciale vicino alla palestra,
“cosi, per far due passi”. Gli altri accettano senza sapere di
essere diventati pedine di un vile tranello. Dopo qualche minuto di
camminata, il gruppo di persone arriva dentro il lussureggiante
centro commerciale e, appena passata lo porta d'ingresso, Giò si
dilegua in una frazione di secondo bofonchiando parole come
“casualità” “bagno” “pipì”. Si riunirà al gruppo ore
dopo. Provata ma felice.
Non è dato sapere se le altre persone
facenti parte della spedizione “Centro commerciale” abbiano mai
saputo delle reali intenzioni della Dottoressa Giò. Quel che è
importante sottolineare è che ancora una volta uno dei non-luoghi
per eccellenza si sia rilevato una grande risorsa per l'individuo che si trova con le spalle al muro. In Brasile come nella grigia pianura
padana, anche i Culi timidi hanno il loro approdo.
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