lunedì 19 maggio 2014

Solidarietà e bon ton

Sovente accade che io svolga il dopo-lezione in qualche bar di Kreuzberg, il quartiere dove si trova quella palestra per il linguaggio che è la mia scuola di tedesco. Essendo qui il concetto di aperitivo molto effimero, ripieghiamo sempre sulla cara e vecchia birra, naturalmente c'è l'imbarazzo della scelta.
L'episodio che vado a introdurre si svolge in forse uno dei bar più conosciuti di questo quartiere berlinese: il Kotti Cafè. E visto che siamo in vena di introduzioni, mi tocca annunciare fin da subito che si tratta di una rinuncia; Anche questa volta non me la sono sentita di concludere, giuro però che c'è un valida (e divertentissima) giustificazione. Seguono i fatti:
Un'allegra brigata composta da 5 studenti colmi di sapere quotidiano si avvia verso il primo piano del Kotti Cafè (per chi non lo sapesse, il bar in questione non si trova a livello strada ma al primo piano di un palazzo). Una volta dentro, scatta la liberazione del cervello tramite freschissime e gustosissime Augustiner (che per me è piscio di gatto, ma vabbè).
Dopo la seconda birra aimè, inizia quello che per il mio apparato digerente è ormai un copione collaudato: micro fungo atomico in zona intestinale seguito da cieco panico. Quando mi ricompongo e ridivento padrone della situazione (ma quando mai?), temporeggio e penso ad un piano d'azione per liberarmi dei miei problemi. Dopo circa cinque minuti di pallore e silenzio, decido di fare il grande passo e di avviarmi verso il bagno del Kotti Cafè. A questo punto succede una cosa insolitamente positiva: per qualche strano caso biologico e fisico, i due passi che faccio per andare vero la toilette alleviano e di molto il mio senso di oppressione basso-ventrale.
Ormai però sono già in piedi e decido lo stesso di entrare nel bagno. Infausto, piccolo e maleodorante si presenta come una sfida, sorpasso la piramide di carta bagnata accanto al lavandino, i tre LIMPIDI orinatoi e mi infilo nel cubicolo dove sta collocato il Trono. Da questo momento in poi non sono più padrone della situazione. In realtà nella descrizione del bagno ho omesso un personaggio: davanti ad uno degli orinatoi intravedo quello che è chiaramente un energumeno tedesco visibilmente ubriaco. Nel momento in cui io provo a chiudere la porta del mio cubicolo, il tedescone decide di accogliermi in bagno con un roboante quanto improvviso scorreggione seguito da una frase che suonava più o meno cosi: “Questa era forte, eh? Ohohohohoh!”.
Ebbene io da quel momento ho cominciato a ridere come un cretino senza più riuscire a smettere, tant'è che esco dal bagno senza fare nulla.
Quando arrivo al mio tavolo gli altri astanti (che ormai conoscono bene la mia croce) notano il mio sorriso e credono di conoscere il motivo della mia felicità. Sbagliano. La verità è che anche tra le emissioni intestinali esiste una certa solidarietà.

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