Torna, dopo tempo immemore, una di
quelle care e vecchie storie di una volta in cui il buon Acciaio si
copre schifosamente di vergogna. Il motivo dell'ultimo capitolo di
questo disagio rientra nella casistica classica delle detonazioni
basso-ventrali: la grigliata.
Dopo oltre 7 mesi che sono a digiuno di
questa pratica a me tanto cara, finalmente si presenta l'occasione
per poter partecipare ad una di esse; Felice come un bambino, vado in
uno dei tanti laghetti che costellano la periferia berlinese. La
situazione è quella di sempre: carnazza a profusione, qualche
verdurina buttata li giusto per darsi l'illusione che si è in grado
di variare, aggiunti a vari malefici intrugli alcolici.
La giornata passa allegra e il miracolo
della digestione compie, come sempre, il suo dovere trasformando i
sopracitati nel mezzo che spesso riempie le giornate di tutti.
Felice, mi avvio verso casa. Ora, solitamente quando cito il mezzo
pubblico, lo faccio perchè è lì che il disastro puntualmente si
compie. Invece no, va anche peggio, perchè io, l'ultimo tram per
casa riesco anche a perderlo. Poco male, devo camminare si e no per
un chilometro, l'ho fatto un sacco di volte. Mi avvio lesto verso
casa non curante di una serie di elementi: 1- ho le scarpe fradice
causa bagno nel lago, passeggiare non è certo agevole. 2- Sono
vestito leggerissimo, magliettina e pantaloncini (per altro bagnati
anch'essi). 3 – IL VENTICELLO, inesorabile, freddo e costante che
si insidia sottopelle e causa catastrofi.
E catastrofe fu.
Dopo aver percorso circa la metà del
percorso sento lei, la Fitta, improvvisa e dolorosa che non mi dà il
tempo di riflettere, di fare nulla. Solo di tenere duro. Passi
stretti e testa bassa percorro altri 200 metri ma mi è presto chiaro
che non riuscirò ad arrivare in casa, comincio a guardarmi intorno e
a studiare la situazione. L'unica soluzione è fornita dalla striscia
di siepi che separa il marciapiede dal parco alla sua destra,
dall'altra parte soltanto il lungo viale.
Disperato recupero i fazzoletti dallo
zaino (non mancano mai) e mi fiondo nella siepe nella tipica
posizione del marine che sta per catturare un terrorista. Una volta
che sono nell'antro mi rendo conto di una serie di cose: non solo il
portone di casa sarà a 300 metri da me, ma anche che il parco non è
un parco bensì un cimitero (rispetto prima di tutto). La cosa più
grave però, che non ho calcolato causa panico e sudori freddi, è
che mi sono infilato nel punto più sbagliato di tutto il viale,
cioè all'altezza di un semaforo. Come cerco ti ottenere la giusta
concentrazione ci sono cinque o sei macchine ferme proprio al mio
lato, pregando che i fari non arrivino fino a me aspetto che scatti
il verde. Quando, dopo circa 7/8 ore, scatta il benedetto verde posso
finalmente concentrarmi: vista l'emergenza sbrigo la pratica in
tempo record. Fiero di me, faccio per lasciare il mio cubicolo ma
subito mi accorgo che il semaforo è di nuovo rosso che neanche i
T-red di Carugate. Nuove auto, nuova attesa. Per concludere in
bellezza, quando finalmente salto fuori dal cespuglio non mi accorgo
che lo faccio davanti a tre passanti che, prima sorpresi, mi guardano
esterefatti. Io, sguardo vacuo, li passo e sento le loro risate che
confermano ancora una volta come il temibile bolo post-grigliata crei
una delle situazioni più ingestibili.
Purtroppo questa volta la gloria non è
arrivata, ma un altro tassello per forgiare l'anima si. Alla prossima
grigliata più verdure.
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