Da un po' di
settimane ho un nuovo amico: il custode della stazione degli autobus
di Bergamo. Quegli omini in simil divisa che passano la propria
giornata a leggere alta letteratura come “TV sorrisi e canzoni”,
“Chi”, “Gente” e altri capolavori mentre stanno seduti su una
sedia dietro a un tavolo apparecchiato solo di una scatolina per
tenere le monete. Praticamente ci vediamo tutte le mattine, tant'è
che ormai al posto di chiedermi i trenta centesimi che occorrono per
utilizzare il bagno, mi guarda, mi sorride e mi liquida con un “Vai,
vai!”. Devo ancora decidere se avere l'ingresso gratis ai bagni di
una stazione è un privilegio, per ora mi sento abbastanza un
cretino. Probabilmente posso permettermi questo lusso dopo quella
mattina che sono schizzato dritto verso la porta del bagno senza
degnare il povero custode di uno sguardo. Ricordo di aver farfugliato
qualcosa come “Te li do dopo”. Da ormai un mese sembra che il mio intestino abbia smesso di funzionare, credo di avere la maledizione del
mezzo pubblico. Per chi non lo sapesse è quella maledizione che ti
fa stare bene quando sei alla fermata mentre aspetti pullman, treni o
altro, ma appena sali sul mezzo, fa venire una specie di detonazione
nella pancia costringendoti tutto il viaggio coi sudorini freddi e,
finito il viaggio, alla classica camminata da pinguino fino al bagno
più vicino. Ed è proprio cosi che ho conosciuto il custode. Bisogna
riconoscere che i bagni pubblici (ovviamente a pagamento) sono
abbastanza decorosi: la pulizia è accettabile e si trova sempre la
carta. Non male per essere in una stazione. Sperando che prima o poi se ne vada, mi tengo la simpaticissima maledizione anche perchè le
vere amicizie, per essere tali, devono durare nel tempo.
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