lunedì 14 gennaio 2013

Confessioni


Finora ho sempre raccontato delle volte in cui in qualche modo ce l'ho fatta, anche nelle maniere più strane sono sempre arrivato alla “meta”. Questa volta no. In questo post scriverò di una sconfitta , ovvero una di quelle volte in cui mi sento in dovere di chiedere scusa a qualcuno, una di quelle volte che comunque poi un po' senso di colpa lo senti, una di quelle volte che sai che potrebbero scoprirti. Scrivere questa storiella infatti, avrà in me una funzione di confessione, di pulizia dell'anima.
Siamo a Barcellona, dopo una maratona di tre giorni e tre notti di bagordi, il nostro allegro convoglio è pronto per trasferirsi nella città successiva del nostro viaggio. Accade però l'imprevisto, dentro le auto mancano diversi zaini (poi si scoprirà, come era ovvio, che ci furono stati rubati). Decidiamo cosi di dividerci, io e Acciaia(se non sai chi è, leggi i post precedenti) saremmo rimasti con le macchine, mentre gli altri sarebbero andati a cercare gli zaini nel campeggio DALL'ALTRA PARTE DELLA CITTA'.
Fu cosi che, nel quartiere più sconosciuto e disabitato di Barcellona, aspettai ore e ore e ore. Come ovvio e naturale che fu, ad un certo punto i miei muscoli sfinterici mi diedero diversi avvertimenti. Comunicata la notizia ad Acciaia, lei non fece altro che sbuffare e guardare all'insù come rassegnata agli eventi. Passarono i minuti e io cominciai a sentire l'urgenza. Feci su e giù per quella strada deserta in cerca di un qualsiasi bagno, ma nulla. Le uniche due possibilità erano: un museo (che cosa ci fa un edificio cosi in mezzo al nulla non lo so) e una specie di costruzione che assomigliava ai punti di partenza delle seggiovie. Questo probabilmente non aveva neanche le porte e il museo era chiuso perchè ormai si era fatta sera.
Io nel mentre sono in codice rosso e purtroppo sento che il tempo è scaduto, scartato il bordo della strada, l'unica cosa che poteva coprire le nefandezze che mi accingevo a compiere era la siepe del giardinetto dei bambini. Si. Il giardinetto del bambini. Ho dovuto. Ogni tanto il mio sonno è disturbato da un incubo che vede le madri e i bimbetti la mattina dopo in quel parchetto da me violato.
Spero che qualcuna di quelle madri legga questo racconto (fatto molto probabile) in modo da poter pulire la mia anima dal delitto di cui mi sono macchiato. Spero che capiscano che non avevo scelta. Perdono, davvero.

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