lunedì 21 gennaio 2013

Prodigi in alto mare


Io mi rendo conto che il mezzo di trasporto che sto per introdurre non è uno di quelli più usati dai più, ma se vi capita di fare un viaggio su un traghetto, spero per voi che vi venga uno stimolone. Quella volta che presi il traghetto era davvero per fare una tratta brevissima, massimo una mezz'oretta ma porca pupazza il fatale tempismo del mio intestino è preciso al millesimo di secondo. Quando ha intuito che eravamo in un posto ostico per l'espulsione non ci ha pensato due volte a rilassare gli sfinteri.
Il viaggio del traghetto partiva dalla provincia di Grosseto e terminava sull'isola del Giglio (ancora non c'era la Concordia a fare da ornamento). Dopo pochissimi minuti di viaggio mi sento già in allarme rosso (e mi immagino le sirene del battello che suonano all'impazzata), Acciaia, onnipresente, si accorge subito del mio problema perchè anche se siamo al mare a prendere il sole io sono color obitorio. Ma io ci provo, la tento, resisterò fino a terra ferma, bastano solo pochi minuti di resistenza disperata anche perchè i bagni di una cosa che è zozza per definizione non possono che essere dei cunicoli dove stagnano forme di vita sconosciute all'uomo. Ebbene la mia resistenza dura circa 90 secondi, decido di abbandonare Acciaia (l'immagine che ho di lei è mentre fa la famosa scena del film Titanic sulla prua della nave, con la differenza che è da sola), mi avvio verso le budella del traghetto tra scale, scaline e scalette e finalmente trovo quello che dovrebbe essere il bagno. Entro, mi faccio coraggio e mi siedo sul water........ed ecco che accade il miracolo. La vicinanza all'enorme motore diesel dell'imbarcazione provoca delle vibrazione fortissime e per uno strano gioco della fisica io espello il fardello praticamente senza accorgermene e senza fare nulla! Ha fatto tutto il traghetto! Me ne esco contentissimo, non solo per essermi liberato ma anche per aver fatto una scoperta straordinaria. Felice come una bambino comunico la notizia alla solitaria Acciaia, rimango deluso, non comprende la portata della mia scoperta e anzi mi prende in giro. In quel momento capisco: l'umanità non è pronta per questo prodigio, d'altra parte anche Galileo fu preso per pazzo. Conserverò la mia scoperta quando i tempi, e gli uomini, saranno maturi abbastanza.

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