Quando si passa
molto tempo in un luogo pubblico molto affollato come una scuola e
capita spesso di dover “correre ai ripari”, un minimo di
strategia e tattica bisogna usarle in modo da sopravvivere nella
battaglia quotidiana.
La mia guerra
giornaliera si svolgeva in quella splendida cittadina-fabbrica che è
Dalmine, un agglomerato di monoliti triste e fumoso dove i suoi
coraggiosi abitanti godono di tutta la mia stima.
Il monolite dove
mi recavo io non era secondo a nessuno: il Marconi, un gigantesco
eco-mostro grigio come il cemento che ogni mattina inghiottiva nelle
sue viscere più di 900 studenti, quasi tutti maschi, insomma una
bolgia infernale.
Quanto a me e al
mio apparato digerente, dopo i primi anni in cui ho fatto
“esperienza”, decido che è tempo di organizzarsi perchè ad ogni
stretta dello stomaco (e a quei tempi ricordo che erano molto
frequenti) si consumava una tragedia, i bagni sempre affollati,
sporchissimi e solo muniti di turche non costituivano l'ambiente
ideale per la tranquillità. Ma un giorno le cose cambiano.
Durante una delle
tante lezioni a me incomprensibili, alzo la manina e vado in bagno;
Uscito dall'aula mi ritrovo in un posto insolitamente silenzioso,
avevo dimenticato di essere nel semi interrato. Come avevo fatto a
non pensarci prima? Un corridoietto che porta soltanto a 3 aule
piccolo e poco frequentato, dove in fondo, quasi nascosti, ci sono i
bagni. Felice di questa mia illuminazione entro nei bagni e lì
faccio un'altra scoperta, come se fossi in una matrioska di sorprese:
il bagno dei disabili non è chiuso a chiave, ho trovato una fortezza
praticamente inespugnabile! (Si lo so, non è molto etico usare il
bagno dei disabili etc. etc.)
Da quel giorno
vado in bagno molto più sollevato (in tutti i sensi), anche se sono
dall'altra parte della scuola faccio volentieri scale e corridoi per
andare nel mio angolo di tranquillità pulito e isolato. La
roccaforte dura per qualche mese, poi la disfatta.
Un giorno, mentre
sono “in seduta”, sento dei passi verso il bagno, non mi allarmo
più di tanto, l'uomo misterioso entrerà nella porta affianco.....e
invece no, con la chiavetta gira la serratura ed apre la porta, è il
bidelllo Onofrio(chiamato cosi perchè si chiama Onofrio per
davvero), brutto come i debiti, che con un imbarazzatissimo “ah
scusa” richiude subito la porta ma ormai il danno è fatto, ma
scusa sto cazzo sto cagando!!
La volta
successiva vado verso il mio piccolo angolo di tranquillità e scopro
che la serratura della porta è irrimediabilmente chiusa a chiave, la
roccaforte è perduta.
Non ho mai
scoperto se Onofrio custodisse il mio stesso segreto o se era li
soltanto per prendere delle cose, ma non ne feci una tragedia, anche
quello faceva parte delle micro battaglie adolescenziali che ogni
giorno si combattono nelle scuole superiori di tutto il mondo.
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