lunedì 29 aprile 2013

Il mio inferno personale

Come ci si immagina l'inferno di Pubblico Stimolo? Ogni persona immagina il proprio ade privato come un concentrato di cose odiose e fastidiose, persone detestate e mai sopportate tutte compresse in solo posto, geniale quello spezzone dei Simpson in cui Disco Stu immagina il suo paradiso discodance con un Frank Sinatra che commenta “Per me questo è l'inferno”, ma stiamo divagando.
Adunque il mio inferno è in un momento e in un luogo ben preciso: il concertone. Uno dei momenti peggiori che ho passato è stato proprio al concerto del Primo Maggio a Roma, non per l'igiene nei bagni, non per i Toi Toi bensì per la gente. Io odio la gente! Mi spiego: il problema di tutta quella folla non è certo quando sei al traguardo, solitamente un orrido e sporchissimo bagno chimico (dove già su questo aspetto si potrebbe aprire tutto un dibattito), ma quando devi arrivare alla meta.
Quell'anno dove presenziai al tradizionale evento romano, per altro una delle cose più sfiancanti della mia vita, mi piazzai insieme ai baldi coraggiosi che erano con me più o meno a metà piazza, un attimo dietro alla torre del mixer (vedere foto aree che sono impressionanti). La lunghissima serie di band che si alternava sul palco scandiva il passare del tempo, infatti puntualissmo verso il crepuscolo serale si presenta fulmineo lo stimolone. Le cause sono sempre le solite, un feroce mix di cibo spazzatura e alcool scadente.
Aimè so benissimo che non riuscirò a resistere fino ad un momento più tranquillo perchè il concerto praticamente non si ferma mai, andrà avanti fino a notte tarda, ma io stoico ci provo a resistere all'impellente richiamo della natura sfiduciato anche dai già citati bagni chimici. La resistenza è lunga, dura qualche ora ma come benissimo sapevo, arriva il momento in cui devo per forza liberarmi del maledetto. Dò le spalle al palco e guardo con aria di sfida tutte le persone che stanno dietro di me. Ecco che si verifica il più dantesco dei contrappassi: la folla contro cui tu stai nuotando controcorrente non finisce MAI. In un continuo scansare e chiedere “scusa”, “permesso” non vedi mai la fine, solo altre persone, persone e persone. Disperato non riesco più a capire a quale altezza della piazza mi trovo, continuo ad andare indietro ma l'orizzonte rimane sempre uguale e notare bene che non si parla di qualche secondo ma di interminabili minuti che per chi ha necessità come le mie sà bene che possono fare la differenza. Ormai comincio a pensare al peggio, sto già architettando strategie da adottare a danno avvenuto - “butto via le mutande” - finchè, di punto in bianco, la folla finisce. C'è ancora speranza. Aumento il passo verso le file ai Toi Toi (muovevo le gambe dalle ginocchia in giù) e con un diplomatico “Scusate ma mi sto davvero cagando addosso” scavalco l'intera fila, lancio via il poveretto che sta uscendo dal bagno e finalmente, inevitabilmente e clamorosamente vinco ancora una volta.
Terminato il lavoro esco dal bagno e guardo lei, la folla, quando ti ho odiata, ho desiderato un kamikaze per un istante, ma nulla, NULLA, si può mettere tra me e un'asse del cesso.

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