lunedì 9 settembre 2013

Discovering London pt. 2 - Alzare il proprio orizzonte

Come già anticipato nella prima parte dell'epopea londinese, ho vissuto i miei giorni britannici affetto dal più o meno gradevole fenomeno per cui ogni volta che viaggio mi si restringe un po' la cloaca. Nel caso specifico, in una settimana ho dovuto appoggiare le mie terga soltanto tre volte. Svelata una delle tre sedute nel post precedente, è ora di raccontare le altre due che hanno in comune il contesto: un museo. Ebbene si, evidentemente la cultura mi fa cagà, non si spiega in altro modo, ma attenzione! Qui non si parla di due museetti (si pronuncia: muse,e -respiro- tti) da quattro danari, bensì del British Museum e della Tate Modern, due dei musei più famosi al mondo. Diciamo che con le mie performance ho provato ad essere degno del luogo in cui mi trovavo. La mia prima chiamata all'ordine (nella mattinata del quarto giorno di "sciopero", cominciavo a preoccuparmi) è stata mentre si visitava il British Museum, immensa esposizione permanente che riassume l'intera cultura mondiale dai primordi della civiltà fino ad arrivare all'altro ieri. Vuoi che in un posto cosi solenne non mi viene da visitare anche i solenni bagni? Ovvio che no. Finalmente dopo giorni di silenzio comunico ad Acciaia, non senza una punta di gioia, il solito messaggio, “Io ho una pratica da sbrigà”. Mi avvio cosi in quegli che sembrano dei semplici bagni pubblici ma che in realtà sono un punto dove convergono milioni e milioni di essere umani da ogni angolo del mondo che si liberano del loro retaggio culinario, anche in questo il British Museum non è secondo a nessuno e infatti penso: “Chissà che troiaio”. E invece. E invece mi accorgo subito che la lunga coda che porta verso i bagni è composta da sole donne, rido, le schivo ed entro nel comunque affolato bagno maschile. Pochi minuti d'attesa ed entro nel cunicolo dove c'è il water che inaspettatamente è quasi pulito! Ma pensa, la gente nei musei è civile! Contento, mi siedo ed elimino materiale che molti stati dichiarebbero illegale come il fosforo bianco. Uscendo vedo che vicino ai lavandini c'è addirittura una piccola fontanella per abbeverarsi, quasi quasi vado nei musei solo per andare in bagno! Ma è nella Tate Modern che ho l'occasione di sfruttare tutta l'esperienza accumulata nel tempo, la situazione è la medesima di quella appena descritta: durante la visione delle opere dentro il museo, questa volta un po' più piccolo del primo ma comunque molto vasto, mi sgancio da Acciaia (che poi ritroverò come sempre appoggiata ad una ringhiera con la faccia sconsolata) e vado verso il bagno. Quando arrivo alla porta realizzo che la cosa è infattibile, c'è tantissima gente, molto più che al British e comunque esce una puzza di fogna non sottovalutabile, mi crolla un mito della pulizia museale nato solo qualche giorno prima. Urge un piano B. E qui faccio uscire tutta la scaltrezza tipica di chi non può permettersi nemmeno una piccola sgommata, sarebbe la via diretta verso la disgrazia. Mi fiondo allora verso le scale mobili e salgo al primo piano, qui c'è molta meno gente ma so che posso fare meglio, prendo allora la rampa successiva e vado al secondo piano dove ci sono prevalentemente esposizioni temporanee e soprattutto a pagamento: il deserto. Ad occhio sul piano ci saranno quindici persone al massimo. Con un sorrisone di soddisfazione vado verso il bagno che trovo lindo e pulito come quello di un ospedale, un signore asiatico sta uscendo e mi guarda quasi scusandosi per essere uscito dal bagno che anche io mi sto accingendo ad usare. Mi siedo colmo di soddisfazione ed elimino la seconda ondata di scorie nocive. La giornata non avrebbe potuto prendere una piega migliore, percui quando si è in un luogo molto affollato e si è in emergenza la regola d'oro è: puntare in alto, avere grande ambizione e... andare almeno al secondo piano.

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