lunedì 16 settembre 2013

Il Superuomo

Durante l'estate appena trascorsa sono incappato in uno dei più classici degli incontri: l'ex compagno di banco delle superiori. Egli è quella persona che normalmente, al di fuori della vita scolastica, non vorresti dargli neanche il saluto ma che nei quattro muri della propria classe diventa un insostituibile partner per la sopravvivenza nel mondo dell'istruzione superiore. Ebbene il compagno, che da questo momento verrà chiamato Nietzsche (poiché nel tempo ha dimostrato, come molti della nostra classe a quell'epoca, un intelletto al dì  mooooolto sopra della media ma comunque dimostrando di abbracciare le teorie del SuperUomo tanto a care a certi ambienti delle prealpi orobiche) mi accenna in quel caldo giorno estivo, al presente blog e al perchè non è presente un post su tutte quelle volte che si “impiccava” e  poi io sparivo. (Impiccare = Bigiare, marinare, fare sega, saltare, limare, etc..). Recepito questo input al mio cervello, segue un momento di vuoto totale. Poi l'archivio nella mia testa mi restituisce un intero faldone di tutti quei magici momenti a cui Nietzsche faceva riferimento. Accadimenti che si presentavano con una tale regolarità che io li avevo persino rimossi collocandoli nella totalità dell'episodio “saltare la scuola”. Spiego: si dà il caso che per ogni scuola superiore del mondo corrisponda sempre un bar, situato a circa 500 metri di distanza dalla suddetta, anonimo, con molti posti a sedere ma soprattutto dotato di biliardino e videogiochi, spesso nascosti ai normali avventori. Il “nostro” bar li aveva in un piano seminterrato. Il diabolico proprietario aveva creato la base perfetta per tutti gli studenti in cerca di un rifugio, un irresistibile maga Circe per il giovane adolescente che offriva riparo da occhi indiscreti, attività ludiche e superalcolici terribili come il Bellini, il Bacardi Breezer o la temutissima ed amarissima BIRRA. Anche il gruppo composto da me, Nietzsche ed altri luminari e futuri premi Nobel non faceva eccezione. Usavamo quel bar (di cui neanche ricordo il nome, forse perchè non l'ho mai saputo o addiritura perchè proprio un nome non ce l'aveva) come base per poi decidere il dà farsi: entrare a scuola in ritardo, andare alla grande metropoli Bergamo o inventarsi uno sciopero e quindi tornarsene a casa. Non era rara la soluzione alternativa a quelle appena citate, ovvero passare l'intera mattinata davanti al biliardino decidendo cosa fare di quella mattinata. Ed proprio in quel momento sacro che celebrava il gruppo, lo stare insieme che io mi distaccavo per dedicarmi a ciò che Nietzsche mi ha ricordato. A pensarla con il senno di poi la causa di tutti i miei mali era ovviamente l'orrido miscuglio che creavo nel mio stomaco: latte a casa, cappuccino nel bar seguito da improbabili intrugli dolci-salati. La cosa positiva del bar era che il biliardino e il bagno erano nello stesso locale al piano di sotto. La cosa negativa, e che annulla quella positiva, era che la chiave del bagno era appesa dietro il bancone del bar al piano di sopra, cazzo! (Vecchie ferite di riaprono, grazie Nietzsche!). E cosi, ogni volta che tornavo giù da quelle scale, i miei compagnucci notavano che avevo in mano solo una chiave in luogo delle solite brioches, questo scatenava una trafila di prese per il culo straordinarie a me dirette. Ma io indifferente andavo in bagno e mi liberavo puntualmente dell'orrido bolo. Analizzando a distanza di anni questi eventi che si verificavano con puntualità svizzera, credo siano stati proprio questi a forgiare il totale disinteresse verso l'Altro quando sono nei momenti d'allarme e forse Nietzsche, oggi come allora, ha contribuito a creare in modo del tutto peculiare uno degli aspetti tipici del suo amato SuperUomo.

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